Azzurra e il Mare – breve racconto di San Valentino

Questo breve racconto è dedicato a chi crede nell’amore in tutte le sue forme e in tutte le sue manifestazioni. L’amore è forza quando inizia, può trasformarsi in mille modi durante il suo cammino. L’amore è sofferenza. Comunque sia l’amore è vita anche quando esso si conclude.
Buon San Valentino a tutti quelli che si vogliono bene.

Azzurra passeggiava lungo il mare quasi tutte le mattine, da molti anni si lasciava inebriare dalla brezza salata che le accarezzava il viso e le scompigliava i capelli. Il suo rapporto con il mare era molto particolare.
Forte era l’attrazione che lei provava sulla riva, violenta era la voglia di entrarvi, di bagnarsi tra quelle onde, ma la paura di quell’immenso elemento le impediva di immergersi oltre le caviglie. Solo qualche spruzzo le raggiungeva il corpo o il viso, quando il mare era un po’ più agitato del solito.
Nonostante la sua atavica paura, Azzurra rimaneva a lungo di fronte al mare e lo osservava. Naturalmente la sua attenzione era rapita anche dall’azzurro del cielo, dallo splendore del sole, dal rumore dei gabbiani, dalla linea sottile dell’orizzonte, e da alcune vele che navigavano su quelle acque.
Azzurra si chiedeva quali sensazioni avrebbe potuto provare immergendosi completamente in quell’acqua salata chiara e spumosa. In realtà la sua paura, o meglio, ciò che più la terrorizzava era che, una volta immersa, la corrente avrebbe potuto portarla via, allontanandola dalla riva. Era “l’oltre” che la spaventava, non certo il mare in sé, per quanto immenso potesse essere.

Una mattina di inizio estate, una mattina come tante altre, Azzurra si sentiva particolarmente euforica, tutto le stava andando bene, la fortuna era dalla sua parte, il lavoro, la famiglia, l’amore, il mondo, l’intero universo camminavano verso di lei in un unica direzione, con il comune obiettivo di renderla felice. Arrivata davanti al Mare, Azzura si tolse i sandali e come sempre entrò nell’acqua fino alle caviglie. Due piccoli vortici intorno ai suoi piedi cominciarono a massaggiarle le piante, poi salirono leggermente alle caviglie, fino a metà polpaccio. “Che bello”, pensò Azzurra, e alzandosi il vestito per non bagnarlo fece un ulteriore passo fino a che l’acqua non le arrivò a metà coscia.
Le onde leggere le accarezzavano le gambe, le rinfrescavano l’intero corpo, Azzurra chiuse gli occhi per meglio concentrarsi sulle sensazioni che le trasmetteva l’acqua. “Perché non entri con tutto il corpo?”.  Pronunciò una voce maschile e profonda. Azzurra, riaprì immediatamente gli occhi e uscì rapidamente dal mare. Si guardò intorno. Non vide nessuno, non c’era nessuno, eppure qualcuno aveva parlato, le aveva posto una domanda e ben precisa. “Forse sto sognando”, si disse a voce alta rinfilandosi i sandali ai piedi.

“Cosa ti blocca? Di cosa hai paura? Perché non ti immergi tutta?”.  Ripeté la stessa voce di prima. Azzurra trasalì nuovamente, si riguardò intorno, ma non vide nessuno. “Ma… chi sei? Chi parla? Dove sei? Io non ti vedo?”. “Mi vedi benissimo, invece, so che ti piace la mia compagnia e che mi vieni a trovare spesso. Ma quello che non capisco è perché ti assalga così la paura al mio contatto. “Io non ho paura di nessuno”, ribatté Azzurra alterata. “Ma non capisco chi sei e soprattutto dove sei, non ti vedo… e questo scherzo non mi diverte per niente”. “Non è uno scherzo, e tu mi vedi benissimo. Io sono il Mare!”.

Azzurra, scoppiò a ridere divertita. Era la più grande fesseria che avesse mai sentito. Ma il Mare continuò: “Sono anni che mi vieni a trovare, sono anni che il tuo sguardo si perde nelle mie acque, che mi trasmetti i tuoi sogni, le tue ambizioni, le tue paure e i tuoi desideri. E sono anni che ti osservo, e che con le mie onde ti accarezzo i piedi e ogni tanto ti spruzzo un po’ d’acqua sul viso e con la mia brezza ti spettino i capelli”. Azzurra era incredula, davvero il Mare poteva tracciare una radiografia così completa dei suoi pensieri e delle sue emozioni? “E sono anni”, riprese il Mare con voce pacata, “che ti immergi fino a metà gamba e non procedi oltre tra le mie acque. Eppure io lo so che sai nuotare, ma c’è qualche cosa che ti blocca”. “Adesso, per esempio stai pensando di essere pazza, pensi che io non possa parlare, che ti stai immaginando tutto”, continuò imperterrito il Mare. “Ti darò la prova di quanto tutto questo sia reale. Con la prima onda leggera ti ribagnerò i piedi e con la seconda ti manderò in regalo una dono prezioso”. Concluse lo strano interlocutore. Azzurra era sempre più incredula, si allontanò dalla riva e non si tolse i sandali, ma un’ onda glieli bagnò e una seconda onda un po’ più spumeggiante lasciò sulla sabbia umida una splendida perla bianca. “Mi credi ora?”, la interrogò il Mare.

La ragazza era confusa, ma raccolse la perla. Non è possibile, pensava, eppure quello che era stato anticipato un attimo prima era davvero accaduto. Aveva voglia di scappare, ma le gambe rimanevano ferme e i suoi piedi ancorati alla sabbia. Il Mare allora riprese a parlare: “Azzurra” – disse – “Non devi avere paura, io ti sono amico, non voglio farti del male, sono anni che divido con te attimi della tua vita e vorrei solo abbracciarti, averti per qualche istante, avvolgerti tra le mie onde”. Azzurra si mise a ridere, si tolse nuovamente i sandali e disse: ” E se poi con le tue onde mi porti via, o la tua corrente mi allontana troppo dalla riva?”. “No, se tu non supererai quella boa rossa laggiù non succederà nulla di spiacevole”, la rassicurò il Mare. Allora la ragazza si sfilò il vestito, lo abbandonò sulla sabbia. Il sole scaldava il suo corpo. Un passo dopo l’altro la portarono a immergersi fino alla vita, con le mani si copriva i seni, non per vergogna, ma per gustare lentamente la freschezza dell’acqua a contatto con il calore del suo corpo. Si fermò un istante, i brividi le correvano lungo la schiena. Il lento ondeggiare del Mare la cullava, una sensazione di leggerezza e di totale libertà le pervadeva ogni millimetro del corpo. Un leggero colpo di reni e fu sott’acqua e con il ventre sfiorò la sabbia del fondo. Nel risalire vide i raggi del sole fendere la superficie dell’acqua e trasformarsi in arcobaleno. “Quale delizia”, pensò. “Sono leggera, libera e felice”. Nuotava, piroettava, saltava fuori dall’acqua e con la lingua assaporava le labbra salate. Guardava il sole nel cielo e poi di nuovo si rituffava nel Mare, tratteneva il respiro e si rigirava su se stessa in una lenta e continua danza.

Il Mare la avvolgeva, la cullava, la sospingeva sul fondo per poi riportarla un attimo dopo verso il sole caldo e verso l’azzurro del cielo. “E’ stupendo stare qui”, esclamò Azzurra. “Percepisco la libertà, la leggerezza, la felicità e  la tua immensità”. “Sei tu che sei stupenda, e sono io a essere felice! E’ meraviglioso vederti così”, dichiarò il Mare. “Sai Mare”, replicò la ragazza. “Avevi ragione, non c’è nulla di cui avere paura, era la mia mente a non fidarsi di te, ora però è tutto diverso … è come se fossi rinata, mi sento … rigenerata, ho la sensazione di essere più forte … di possedere un’energia infinita”. Anche il Mare si sentiva onnipotente, per averla resa così felice. Azzurra tornava tutti i giorni alla spiaggia per immergersi nel Mare. Lui la aspettava, e quando finalmente giungeva alla sua riva, la accoglieva tra le sue onde, cercando di essere limpido, fresco, leggermente agitato, quel tanto che bastava per poterla cullare.

Il Mare le parlava del suo mondo, delle sue esperienze, dei limiti e dei confini di terre lontane, di tutti gli esseri che lo popolavano e la cui vita dipendeva da Lui. Azzurra si rilassava completamente, si lasciava avvolgere totalmente e ovunque e fino a che rimaneva immersa in quell’elemento, tutti i pensieri negativi sparivano, così come la stanchezza, il cervello si liberava dalle negatività per dar spazio ai colori. Sì, le sue emozioni si tramutavano in colori, fino a comporre tele meravigliose degne dei migliori pittori. Quando, per qualche motivo, Azzurra non poteva raggiungere il Mare, prendeva tra le dita la perla bianca che Lui le aveva regalato, e che lei aveva fatto inserire in una fine catenina d’argento per poterla così portare sempre al collo. E la magia si rinnovava tutte le volte, Azzurra poteva percepire la brezza marina, gli schizzi delle onde, capiva se il Mare era agitato o calmo, intuire se c’era aria di tempesta o calma piatta. Roteando tra le sue dita la piccola perla, veniva pervasa dalle stesse emozioni di una nuotata rigenerante. Il Mare la pervadeva ovunque, le accarezzava ogni parte del corpo, le baciava gli occhi, i seni e le cosce, le levigava la pelle, le massaggiava i glutei. Era calmo e impetuoso, temperato. Era immenso.

Questi incontri divennero sempre più frequenti, sempre più lunghi e sempre più tristi e dolorosi al momento del distacco. Sia la ragazza che il Mare cominciarono a odiare quel momento e a non desiderare altro che il nuovo incontro. Ad Azzurra balenò un’idea strana e la comunicò al Mare: “Saresti felice se rimanessi per sempre con te, se facessi parte del tuo stesso elemento”? Il Mare rise, sapeva che ciò per quanto bello sarebbe stato impossibile. Azzurra con gli occhi che le brillavano, continuo: “Se io potessi trasformarmi in un delfino, potrei… anzi diverremmo inseparabili”. “Ma tu rinunceresti a tutta la tua vita per vivere con me”? Le chiese il Mare. E continuò: “Sapendo anche che non potrei dedicarmi solo a te”? Azzurra ci rimase un po’ male, ma sapeva bene di non essere l’unica a poter godere dei benefici del Mare, voleva solo un posticino accanto a Lui. Infondo unica si sentiva comunque perché tale fino a quel momento Il Mare l’aveva fatta sentire. Uscì dall’acqua e per qualche giorno non tornò alla spiaggia. Il Mare rimase di cattivo umore, eppure continuava a ripetersi che era stato sincero, che non l’avrebbe mai né trattenuta né cercata. Che per quanta gioia provasse con Azzurra, Lui avrebbe dovuto occuparsi di ben altro: le maree, i pesci, la corrente. Quella stupida, ma cosa si era messa in testa di trasformarsi in un delfino per non lasciarlo mai. Intanto Azzurra era irrequieta e infelice, si era forse rotto l’incantesimo? Decise comunque di riprovare a immergersi la dove era stata tanto felice. Giunse alla spiaggia, il Mare la salutò felice di poterla riabbracciare e le chiese se le fossero passate quelle strane e assurde idee che aveva per la testa. “Si”, rispose la ragazza. “In fondo, hai proprio ragione. Fuori da te c’è un mondo che tu non potrai mai conoscere, qualcosa di davvero incredibile, però avrei per lo meno provato a vivere in te… poi forse avrei deciso. Così dicendo s’immerse nelle onde schiumose. “Mi sei mancata molto”, disse il Mare, “ma non voglio più sentirti fare certi discorsi. Io non posso rinunciare a quello che sono e a quello che faccio per nessun motivo al mondo. E non voglio nemmeno che ci rinunci tu”.

Azzurra, riemergendo in superficie replicò: “Sono convinta che esistano troppe differenze tra noi, la prima è la tua paura di amare, e ti nascondi dietro alle responsabilità, bagnare immense terre, cambiare il verso delle correnti, indirizzare le maree e sei tanto preso da tutte questi doveri e a dispensare cicli ed energia che non ti poni nemmeno il problema se sei o no nel giusto. Se questo tuo operare fa piacere o porta danno a qualcuno. Le tue onde possono essere distruttive, la tua salsedine corrosiva. Non ti chiedi il perché delle cose, esegui da secoli lo stesso copione, non vuoi permetterti di essere davvero felice”. “Talvolta dai, insegni a dare, poi togli e pretendi che il mondo si adegui a te. Tu ciò che vuoi lo sai. Ma non accetti ciò che ti chiedono gli altri”. E Azzurra continuò: “Un’altra grande diversità tra noi e che io sono una donna, e come la maggior parte degli esseri umani voglio sognare, sognare per esempio di diventare un delfino per starti accanto”. Azzurra non si era accorta che tutta presa nel tentativo di spiegare al Mare la sua visione del mondo e dell’amore si era spinta oltre la famosa boa rossa, quella boa che non avrebbe mai dovuto superare.

Il Mare non rispose, ma divenne immediatamente schiumoso e agitato e le sue onde ingrossatesi di botto riportarono Azzurra a riva. Ma la ragazza non si intimorì e tentò immediatamente di rientrare in acqua. Una nuova onda più riottosa della precedente la sbatté a riva. “Hai infranto l’unica regola che ti avevo dato”. Urlò il Mare incollerito. Per Azzurra l’amore non poteva avere regole, era immenso come il Mare, ma totale, come Lui non sapeva essere. Non lottò oltre, si rialzò, si rivestì e andò via. Il Mare la guardò allontanarsi, questa volta era stata Azzurra a leggere fin nel suo più profondo abisso. Era vero che Lui a furia di pensare “in grande” aveva perso di vista la vera felicità, quella pura, quella data dall’essenza stessa dell’amore, non dalla routine o dalla responsabilità. Ma il Mare non era un uomo in carne e ossa e come elemento costituito da idrogeno e ossigeno non solo non poteva sognare, ma non poteva amare in modo totale. E per la prima volta si rese conto di essere solo e fragile nella sua immensità.

E’ passato molto tempo da allora. Azzurra non serba rancore, lei l’amore per la vita e per il mondo lo porta dentro, l’entusiasmo di lottare per ciò in cui si crede, non la abbandonerà mai. “Vivrò una volta sola, ma come credo sia meglio, rimettendomi in discussione, rinunciando anche a tutto ciò che ho, per amore o per la gioia di essere me stessa, libera, unica, innamorata”. Il Mare questo lo sapeva, ma Lui no, non si sarebbe mai messo in discussione, troppi danni all’intero ecosistema. Ma quello che Lui non aveva compreso, nella sua superba grandezza era che Azzurra non voleva né annullarlo né limitarlo, tutt’altro voleva solo un posticino accanto a lui. Il Mare non avrebbe dovuto ribaltare il mondo o l’intero ecosistema, ma soltanto permetterle di renderlo tranquillo, sereno e felice.

Azzurra torna di tanto in tanto a trovarlo, indossa sempre la sua catenina d’argento con la perla bianca e spesso ci gioca roteandola tra le dita. Resta comunque per lei un regalo molto prezioso, qualcosa di davvero raro, forse una lacrima, ma la piccola perla bianca non riesce più a darle le stesse emozioni. E il Mare? Lui legge ancora nei pensieri di Azzurra, ma non la invita più a immergersi nelle sue acque. Le lambisce i piedi, le schizza qualche goccia d’acqua sul viso, le scompiglia i capelli con la brezza salata. Ormai non può permettersi nulla di più.

Latest Comments
  1. PAOLA

    non riesco a fare il commento sarebbe troppo riduttivo. Ho una cugina fantastica.
    Continua ad essere quello che sei

    • Tiziana Vola

      Sono molto contenta che il mio racconto ti abbia emozionato e sopratutto mi ha fatto molto piacere ricevere la tua telefonata.
      Potrebbe sembrare un commento di “parte” visto che siamo cugine, ma so che non lo è perchè tutto quello che mi hai detto era detto con il cuore.

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